Between skin and gratitude

Tulsa, Aug. 2023
Austin si sveglia di soprassalto, nel mezzo della notte, bagnato da un velo di sudore freddo che gli avviluppa tutto il corpo come un lenzuolo. La testa si muove a scatti cercando di raccogliere indizi sulla stanza in cui si trova e quando un mano si appoggia sul suo avambraccio, cercandolo nel buio, il suo corpo si ritrae come se si fosse scottato, schiacciandosi contro il muro gelido. Ci mette qualche secondo a riconoscere Liam, il suo volto magro, i capelli rasati, uno zigomo ancora gonfio di un livore violaceo, ma anche quando i suoi occhi si sono abituati all'oscurità e la sua mente ha registrato la presenza del ragazzo una paura ferale lo agghiaccia. L'ombra di qualcosa di più indomabile che gli è strisciato addosso lasciandogli delle impronte sotto la pelle. Liam rimane fermo per qualche secondo, finché Austin non abbandona la tensione iniziale lasciandosela scivolare di dosso.

"Tutto a posto? Era solo un incubo."

Austin non ne sembra sicuro, ma annuisce debolmente. Si riavvicina a Liam, circondandolo con braccia e gambe ed appoggiandosi al suo petto per sentire il battito del suo cuore che gli scuote le tempie.

"Liam?"
"Sì?"
"Posso rimanere qui per un po'?"
"E tua madre?"
"..."
"Certo, non è un problema."
"Solo un mesetto. Il tempo che si sistemino le cose"
"Non ci pensare. Ora dormi, sunshine"


Tulsa, Sep. 2023

Austin scende dal palco del piccolo locale, il Purple Rain, scivolando nel backstage con un grosso sorriso che gli contagia ogni pensiero. I clienti non sono molti, ma quei pochi hanno avuto l'ardore di accompagnare la sua uscita con un sentito applauso. Si cambia senza troppe cerimonie in mezzo ad un corridoio, mentre due ragazze gli passano di fianco in tutta fretta, prendendosi appena il tempo di poggiargli una mano sulla spalla e congratularsi per poi prendere il suo posto davanti alla piccola folla. Ha addosso un paio di jeans ed un pesante alone di trucco nero intorno agli occhi, quando sente la voce di James richiamarlo. Applaude senza passione due volte.

"Well done kid"

"Ehi. Grazie."

James W. Dayton, un uomo di mezza età, non particolarmente alto, forse un tempo affascinante, ora irriconoscibile dietro alla pelle bruciata dalle lampade, dal fumo e dalle metanfetamine, continua a tenergli gli occhi addosso. Gestisce il Purple Rain riuscendo a vendere un'illusione perfetta, mantenendo il proprio viscidume nascosto dietro le porte chiuse.


"Te ne vai di già? Qualcuno vorrà di sicuro offrirti un drink"

"Magari la prossima volta. È andata bene, no? Mi posso esibire ancora?"
"Certo, è stato un successo."
"Awesome!"
"Quando hai finito di cambiarti passa dal mio ufficio."
"Ah. Avevi detto che questa performance era di prova. Hai cambiato idea?"

La risata di James gli gela il sangue nella schiena.


"Non per la paga. La gratitudine, non te l'hanno insegnata?"


Si volta fissandolo ancora per un lungo, inequivocabile secondo, per poi tornare sui suoi passi e dare ad Austin il tempo di prendere la sua decisione.


Tulsa, Dec. 2023
"Ahia"
"Stai fermo"
"Cristo, non sembra, ma hai delle mani da murat- ahia!"
"Ho detto stai fermo, for fuck's sake, è piena di terra, che schifo."

Austin cerca di ripulire le ferite che spaccano il volto di Jace con dei fazzoletti bagnati d'alcool. Quelli usati, sporchi di tinte di sangue e terra nera, si accumulano in un piccolo grumo disordinato sul tavolo della cucina del piccolo monolocale del suo compagno, dove ora sono seduti. Alterna uno sguardo pieno di rimprovero e disagio, rivolto alle ferite, con una gratitudine vergognosa che gli gonfia il petto suo malgrado. Ogni sbuffo ed ogni rimprovero disegna un sorriso soddisfatto sul volto del suo coetaneo, che viene spazzato via da ogni gesto della mano di Austin.

"Non c'era bisogno che ficcassi il naso, potevo sbrigarmela da solo."
"Ti hanno chiamato frocio"
"Beh, non hanno tutti i torti"
"... I had to"

Austin scuote la testa, sbuffa una risata, applica una striscia di cotone che tiene insieme i due lembi del taglio più grosso e mette finalmente da parte l'improvvisato kit da infermiere. Rimane a fissare l'amico per svariati secondi, prima di prendergli la testa tra le mani, cercando di non fargli male, e baciare le sue labbra nell'unico punto dove non stiano sanguinando. Si ferma per qualche secondo a pochi centimetri dal suo volto, respirandogli addosso, per poi scendere verso la cintura che tiene legati i suoi jeans, sfilandola con quell'assenza di esitazione che si ha solo nei gesti abituali. Probabilmente Jace pensa per un istante di fermarlo, ma quando le ciocche bionde di Austin hanno raggiunto il suo ombelico è già troppo tardi. 




Philadelphia, Dec. 2024
Austin è seduto al tavolo che separa la cucina aperta dallo spazio principale del bilocale che, da poche ore, è diventato anche casa sua. Le mani stese sul piano di legno, il capo chino appoggiato su di esse come su di un cuscino, continua ad osservare Ross, intento a preparare la colazione, non perdendolo di vista neanche per un istante, seguendo ogni suo movimento con attenzione magnetica. Ogni tanto capta il suo sguardo, mentre si solleva fuggitivo verso di lui per poi scomparire di nuovo dietro a qualche altra occupazione, dandogli appena il tempo di raddrizzarsi sorridente pensando di venire interpellato da un momento all'altro. Il medico sembra invece cercare di ridurre al minimo la conversazione, usando una cautela ormai futile, nel tentativo di non gettare ulteriore benzina sul fuoco acceso la notte prima.

"Come ti piacciono le uova?"

"Sbattute"

Ross sospira mentre gli fa scivolare sotto la testa il piatto comprensivo di pancake, frutta e yogurt greco, per poi sedersi al suo fianco. Austin continua ad osservarlo, abbassa lo sguardo spostando il cibo con la forchetta per qualche secondo, per poi voltarsi di nuovo verso il medico sospinto da una marea che gli solleva le parole dallo stomaco alla bocca.


"Ti ripagherò, non voglio pesarti addosso."

"Non ci pensare, ora mangia."

Popular posts from this blog

We will be heroes

The other woman

Holding a dove, never loosing the grip