Proud

Tulsa, Jul. 2021
È una sera importante, una di quelle che rompono l'assoluta monotonia di eventi anonimi e che possono infondere la consapevolezza di aver fatto finalmente qualcosa che valesse la pena fare. Austin è in piedi dietro al palcoscenico, sbircia tra le fessure a lato del sipario ogni paio di minuti in cerca dell'unico volto, nella folla, che gli interesserebbe vedere. Ogni anno la Mabee Foundation sponsorizza eventi di ogni genere, tra cui festival di arti plastiche e performative dove presenziano i più promettenti giovani artisti della regione. Nessuno si aspetta davvero di assistere ad un'epifania, ma per molti ragazzi quello rappresenta l'unico biglietto di andata verso un futuro più promettente. Un biglietto per un viaggio in seconda classe, ma pur sempre su un treno diretto verso una destinazione che supera il confine immaginario del fiume Arkansas. Quando tocca ad Austin gli applausi che lo accolgono sul palco sembrano muti, insipidi. 

Frances è in piedi sotto ad uno dei lampioni che illuminano il parcheggio del teatro, tiene una lunga e stretta sigaretta tra le dita. È estate ed indossa un vestito leggero color crema, avvicinandosi a lei Austin non può fare a meno di chiedersi dove lo abbia tenuto nascosto tutto questo tempo. Ride gioisamente in compagnia di un uomo sulla quarantina, i capelli bruni che si fanno appena radi, il busto largo, la posa sicura e lo sguardo incalzante. Austin lo ha visto diverse volte, lavora nel reparto elettronica del Best Buy non lontano da casa. Vedendolo avvicinarsi Frances allunga le dita verso il volto di suo figlio, accarezzandolo leggermente, decidendo di non notare la sua espressione plumbea. Profuma di violette e gin.

"Austin, ciao cucciolo."
"Ti sei persa metà dello spettacolo. La gente comincia ad andarsene."
"Ok, adesso entro, mi sto solo godendo la mia sigaretta, ok? "
"Mi sono giá esibito."

Solleva una mano che stringe un piccolo piatto d'argento incastonato in una custodia di velluto. L'uomo allunga la mano verso di Austin, cercando invano di allargare a lui il proprio tono bonario.

"Ehi, congratulazioni! Sono Caleb. Mia figlia è nel corso di Miss Everdy. Hai iniziato anche tu con lei, no?"

Il gesto cade nel vuoto, in un silenzio chiarissimo lungo una manciata di secondi. Frances non abbandona il suo tono leggero, delicato, ridente.

"Ok, dì ciao ai tuoi amici e a quell'insegnante grassa che mi ha tenuto a parlare fino allo svenimento."
"Vado a recuperare il mio cappotto, posso prenderti qualcosa?"
"No, è a posto."

Il ragazzo stronca ogni possibile ulteriore iniziativa di Caleb, facendo sì che quella diventi la scusa con cui congedarsi per quella serata.

"Che problema hai?"
"È sposato! Sono tutti sposati qui!"
"Perchè mi dici che sono tutti sposati come se fossi una fottuta ragazzina?"
"Questa doveva essere una serata speciale."
"Che cosa c'è? Vuoi un altro premio?"
"Mom... È da pazzi pensare che ti comporti come un adulto per una volta? Solo..."
"Cosa? Solo cosa?"
"Non lo so... Mi sono impegnato così tanto per questo"
"Sì, hai lavorato così duramente! Ma non sai che cosa sia la vita, Austin! Non sai quanto dura diventi per davvero... Cos'è, pensi che io non avessi sogni come i tuoi? Ho vissuto a New York, ma... sono qui con te."
"Ti fa così schifo?"
"No, no senti... tu sei forte, sí. Ma non sai tutto. Tu vedi solo quello che non ho fatto. Ma perché non pensi a quello che ti ho dato? Quello che ho fatto? Darti un qualche tipo di vita che ha potuto far succedere... questo. Sono... sono orgogliosa di te. Ti hanno dato questo premio, ma non ne hai bisogno per essere l'uomo che devi diventare. Sarai l'uomo che sarai, in ogni caso. Okay?"

Austin annuisce, lasciando che le mani lisce di sua madre gli custodiscano il capo per qualche secondo, disegnando un ovale intorno alle sue guance. Quella rassicurante sensazione di completezza, che a volte si protrae anche per qualche giorno, gli scivola dalle dita prima che la serata sia finita. Nello specifico nel momento in cui deve trascinare Frances su per le scale, fino alla sua stanza, levarle il vestito color crema e gettarla a letto.


Philadelphia, Feb. 2025
Austin ed Iphigenia sono stesi nel letto che occupa buona parte del salotto. Il ragazzo ha preso possesso di un angolo della stanza, appiccicando poster di band musicali ed idoli personali, una collana di perle di plastica appesa ad un chiodo, una chitarra elettrica che non suona da tempo. Lui tira sempre più coperte a sé, ma ad Effie basta avvicinarsi un po' a lui per non sentire più il freddo che si intrufola dalle finestre, a dispetto del riscaldamento che funziona a singhiozzi. Le parole di Ross gli echeggiano ancora nella testa. 

"Abbiamo deciso di tornare a scuola e prendere il GED insieme."

"Siete seri?"
"Se volessi fare una battuta ne farei una più diver-"

Non ha fatto in tempo a sbuffare le ultime parole che le grosse mani del medico li hanno strattonati,  per stringerli in un abbraccio che ha colto entrambi di sorpresa. Ha sentito il cuore di Ross battergli nitidamente contro le tempie.


"Sono così orgoglioso di voi, mette in secondo piano tutta la merda di queste settimane."

"Jeez get a hold of yourself."

Austin lo ha scacciato bonariamante, nello sguardo l'accusa di aver detto qualcosa di assolutamente poco "cool", mentre Ross non ha accennato a mostrare alcun pentimento. 


L'involucro in cui si è rintanato Austin sobbalza leggermente, il fruscio delle coperte - anche quelle si muovono a singhiozzi - si fa udibile nonostante i rumori di ChinaTown al di là delle finestre. Iphigenia si avvicina un po' di più a lui, cautamente, appoggiando il petto contro la sua schiena e stringendosi a lui, ma non perché abbia più freddo di prima. 

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