Providence

Philadelphia, Jan. 2024
Austin si trova davanti al grosso palazzo di cristallo che ospita la sede della Superhuman Control Force, ancora più possente e presente vista da così vicino, mentre era abituato a scorgerne solo il profilo mischiato ai picchi di metallo e vetro della downtown. È fermo in piedi in mezzo al marciapiede opposto all'entrata massicciamente controllata da almeno un'ora, ha consumato un intero pacchetto di Lucky Strike e percorso le distanze che lo separano dalla porta scorrevole un paio di volte, tornando sempre sui suoi passi. Si guarda intorno, in attesa di un segnale provvidenziale che non accenna ad arrivare. Si guarda le mani, i palmi aperti, i fiocchi di neve che non riescono neanche ad avvicinarsi ai polpastrelli, scomparendo a mezz'aria. Il volto mostra una determinazione diversa quando attraversa la strada una terza voglia, arriva fino al marciapiede all'ombra del grattacielo, quando viene urtato da un uomo in divisa intento a trascinare un grosso carico. È un uomo ammanettato, che si agita vistosamente, cercando di liberarsi dalla presa di metallo che gli stringe i polsi, ma l'agente lo trascina con più determinazione all'interno dell'edificio. Austin fa un passo indietro, fa loro spazio, li guarda passare davanti a lui, per poi allontanarsi con sguardo basso, nascondendo sotto al cappuccio della felpa la sua espressione impaurita.

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