Burning womb

Tulsa, Aug. 2023
Lo zigomo pulsa di dolore nel punto in cui le nocche di Caleb si schiantano contro il suo volto, tagliandogli la pelle. Perde l'equilibrio, indietreggiando di un passo, quanto gli basta per piantare un piede e sentire una vampata di calore che gli parte dalla bocca dello stomaco ed arriva fino alla punta delle dita. Gli risponde con un pugno che si infila tra le difese dell'uomo schiantandosi contro la sua mascella, con più impeto di quanto lo stesso Austin potesse aspettarsi. Lo vede cadere a terra al rallentatore, gli occhi scuri che roteano per mostrargli la sclera bianca prima di crollare trascinandosi dietro un tavolino di legno che va subito in frantumi. Il grido di Frances gli trapassa i timpani come una stilettata.

"Austin, no!"

Sua madre corre attraverso lo stretto corridoio, gettandosi sul busto del suo compagno, prendendogli la testa tra le mani cercando di svegliarlo. Quando i primi tentativi cadono nel vuoto, i suoi occhi si alzano verso il ragazzo con un risentimento che non ha la forza di nascondere.

"Perché devi rovinare sempre tutto?!"
"Ho solo detto la verità, finirà per metterti nei casini!"
"Sarà incazzatissimo quando si sveglierà..."
"È uno stronzo buono a nulla, che cazzo te ne frega?"
"Sono felice con lui, Austin, ok? Non riesci a capirlo? He cares about me..."
"I care about you too..."

Frances continua ad accarezzare i capelli di Caleb, osservando suo figlio dal basso verso l'alto con uno sguardo stanco e rassegnato che esprime tutto quello che lei non riesce a dire ad alta voce, una preghiera che non ha il coraggio di ammettere né a lui né a se stessa. Austin cerca di impedire ai suoi occhi di arrossarsi di rabbia, si passa il dorso della mano contro il naso, osserva sua madre un'ultima volta prima di correre su per le scale e raccogliere qualche indumento in una sacca di tela. Quando scende, non più di cinque minuti dopo, la vede seduta nello stesso punto di prima, intenta ad accarezzare la testa di Caleb appoggiata nel suo grembo. Esce senza aggiungere una parola, senza sapere che quello sarebbe l'ultimo giorno passato in quella casa. O forse sì.


Philadelphia, Dec. 2024
È ormai da quattro giorni che una febbre crescente ha consumato le forze di Austin, costringendolo prima a saltare delle lezioni di danza e poi a mantenersi in uno stato di funzionalità minime in un bozzolo di coperte e cuscini. Mostrando tutti i sintomi di un'influenza ha preso tutti i medicinali che Ross gli ha fatto scivolare nel palmo della mano e si è messo a letto aspettando che facessero effetto, ma la temperatura non ha accennato a diminuire. Tutt'altro, se ora qualcuno si prendesse la briga di misurarla, la tacchetta di mercurio toccherebbe i 45°: normalmente a quella temperatura ogni proteina all'interno del corpo perde la sua forma, ogni cellula attraversa un processo di suicidio programmato, ma all'interno del corpo di Austin infervora ancora una battaglia. Tra il mutamento e l'equilibrio. Nella confusione dei suoi pensieri rarefatti, della sua mente allucinata, si sovrappongono immagini e sagome di ombre lunghe e contorte, sinuose. Prendono forma per pochi secondi, prima di mischiarsi di nuovo ad altri contorni indistinti. Ogni cambiamento della morfologia di quei lembi danzanti di luci ed ombre scuote il corpo di Austin da una parte all'altra del letto. 

"Mother, I've started to look outside for clues again"
"Mother, I'm catching glimpses of myself in the future again"
"Mother, I've become a mother again"
"Mother, I'm confusing myself with my surroundings again"
"Mother, the fog is ominously rolling in again"
"Mom. Mother, mom. I've become a cripple again"
"Mother, the boundaries between what is real and what is not real are becoming  porous again"
"Mom, you're looking like me again"
"Mother, I've fucked everything up just like I've done so many times in the past again"
"Mother, I've escaped from the fabric of reality again"
"Mother, I'm a big shiny bird looking at itself in the mirror again"
"Mother, I was born again again"
"Mother, I left everyone again"

Austin viene svegliato dal suono delle sue grida, aprendo gli occhi si scopre a carponi per terra, a quattro zampe sul pavimento dell'appartamento che condivide con Ross. Il medico gli viene incontro, il volto sembra trafitto da una smorfia di dolore ma lui non se ne accorge. Gli poggia una mano sulla spalla per calmarlo, ma la ritrae subito.

"Aust-- ah! Shit!"

Si guarda il palmo leggermente scottato dalla temperatura crescente del corpo di Austin, che continua ad ansimare, emettendo sbuffi di aria incandescente ad ogni respiro affannato. Gli occhi sono fissi nel vuoto e tremano fino ad inquadrare la punta delle dita quando queste prendono fuoco. Il cuore gli si schianta all'impazzata contro il petto, minacciando di strappargli in due la cassa toracica, mentre il resto del corpo si copre di fiamme dense che mandano in cenere i suoi vestiti. Grida un'ultima volta, spaventato, cercando negli occhi di Ross qualcosa che lo tenga aggrappato alla realtà, una disperata supplica di aiuto. Nel giro di pochi secondi il suo cuore cede il passo, il cervello interrompe ogni segnale, il corpo si spegne e cade a terra nudo.

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