Holding a dove, never loosing the grip

Tulsa, Mag. 2022
Austin guarda sua madre con lo sguardo esterrefatto di chi riceve una notizia amara una volta in più di quanto possa sopportare, eppure troppo abituato per essere davvero stupito o deluso. Quando è arrabbiato la chiama per nome come si fa con i bambini ribelli.


"Cristo Frances non ci credo"
"Cos'è, mi vuoi fare la predica?"
"Sì perché non riesci a tenerti un lavoro per più di un mese ed indovina chi deve farlo al posto tuo?! Jeez!"
"I'm trying!"
"Then try harder!"

Si muove con passo da guerra verso il bagno, se la lascia alle spalle ignorandola spietatamente mentre gli occhi di sua madre si fanno morbidi e macchiati di rosso. Torna con un flacone arancione che tende verso di lei come una prova schiacciante ad un processo.

"Quante ne hai prese, una, due prima di buttarle nel cesso?"
"Austin please..."

Le preghiere di Frances e le sue lacrime sono un trucco che Austin conosce bene, ma che, a dispetto della loro sincerità, gli causano solo una brusca frenata prima di riprendere la corsa.


"Cos'è non ti sei presentata? Devo buttarti giù dal letto la mattina?"

"Non è quello..."

"Allora cosa?!"
"È un viscido di merda ok? Non ci torno a chiedergli di ridarmi quel lavoro da schifo"

Austin rimane trafitto per qualche istante, ancora ansimante per la risposta a causa del proprio affanno. La squadra come se dovesse leggerle addosso qualcosa che non dice e quando ricomincia a parlare il tono e troppo calmo per non essere un presagio di un turbamento maggiore.

"Ti ha messo le mani addosso?"
"Austin smettila, davvero, non ti preoccupare, lo trovo un altro lavoro. Nella merceria di Kyla hanno sempre bisogno di una m..."
"Ti ha messo le mani addosso?"

Quando le si avvicina sembra più minaccioso di quanto sia di solito e l'esitazione nella voce e nello sguardo di Frances sono la conferma di cui ha bisogno, il marchio di una vittima che ha imparato nel tempo a difendere i propri carnefici. Austin sbatte la porta alle proprie spalle prima che lei possa cercare di trattenerlo per un braccio.

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Ci sono granelli di vetro ovunque, sono quelli dei fari di una Impala degli anni '60, dei vetri frantumati e sparsi sull'asfalto, ci sono i brandelli di paraurti e gli specchietti rotolati a terra come dopo una decapitazione. Austin ha già consumato metà della macchina prima che qualcuno lo raggiunga, trattenendolo e strappandogli la mazza da baseball di mano, prima che la luce si spenga quando il proprietario lo stende con un pugno ben assestato all'altezza della mandibola. I colpi che riceve dopo sono attutiti dallo svenimento, se li ritrova addosso quando si risevglia in osepdale, il busto di Frances che pesa sulle sue gambe, i suoi capelli biondi sparsi sulle lenzuola azzurre, la schiena che si muove lentamente al ritmo del suo respiro assonnato.

Tulsa, Sept. 2023
Una macchina accosta il marciapiede che corre lungo il fianco scarno del Purple Rain, rimanendo ferma ancora per un paio di minuti, prima che Liam scenda dal veicolo, appoggiandosi alla carrozzeria per parlare verso l'interno con un sorriso languido in volto, prima di chiudere la portiera e correre verso la porta sul retro del locale, sotto una tettoia di lamiera per ripararsi dalla astidiosa pioggerella. Nota la presenza di Austin sulla soglia solo quando si trova ad un passo da lui. Si piega verso il biondo per cercargli le labbra, in un gesto che viene evitato con uno scatto del collo.

"Che schifo, c'hai ancora il sapore di cazzo in bocca"

Liam risponde alla crudeltà di Austin con una gentilezza maggiore, passandogli le dita tra i capelli sparpagliati sula fronte. Lo fissa per qualche secondo, sapendo che basti poco per sciogliere la sua ostilità. Il biondo si aggrappa alla propria rabbia come fosse una scialuppa di salvataggio, per poi crollare in un mare di docilità sotto al tocco del compagno. Rimane immobile al suo secondo affondo, lasciando che gli baci l'angolo della bocca. Lui guarda altrove, senza ricambiargli quella delicatezza in un ostentato gesto di offesa ormai poco credibile.

Tulsa, Jan. 2024
Austin aspetta da circa un'ora di fronte al diner in cui Liam sta ancora chiacchierando con un uomo sui trent'anni, di fronte a lui una fetta di cheesecake, la conclusione di una cena economica che il giovane call boy ha dedicato a lusingare il suo ospite con lo sguardo. Austin li ha tenuti d'occhio sbuffando come un toro ferito ad ogni risata del suo compagno, ogni volta che lo ha visto accettare le carezze di mani più ruvide delle sue. Si è inflitto quel supplizio in attesa di uno maggiore che arriva nel momento in cui, uscendo dal diner, l'accompagnatore del suo ragazzo si allunga verso di lui cercandone le labbra scure. Austin non si prende neanche il tempo di notare che Liam scosti il volto da quello dell'altro, gli è addosso in una manciata di secondi, le mani tese verso il petto più largo del suo. Accade tutto talmente rapidamente che qualche secondo dopo è difficile ricostruire l'ordine dei fatti. Austin abbaia come un cane cui abbiano pestato la coda, combattendo tanto contro quell'uomo quanto contro Liam che cerca di intromettersi tra i due, infine ricevendo su un labbro le nocche di Austin indirizzate all'altro. Si ritrova a rincorrerlo attraverso il parcheggio, cercando di interromperne il passo, cercandone lo sguardo umiliato, strattonandogli un lembo della giacca di jeans.

"Liam"
"Niente Liam, Austin."
"I'm not done"
"I'm done. We are done. Lo sapevi dall'inizio, non puoi venirmi a fare 'ste scenate"
"Non prendermi per il culo, quelli che ti pagano non ti trattano così."


Liam si blocca di colpo, si morde un labbro, ingoiando delle parole troppo dure, nonostante avrebbe tutto il diritto di vomitarle addosso al ragazzo. Gli legge addosso una paura cocente, nascosta in una rete di rabbia fragile, gli risponde con un tono di voce stanco, di chi ha già dato tutto ed è rimasto con appena un briciolo di se stesso.

"Non ce la faccio Austin. I gave you everything, you can't ask me even more"
"But I love you"
"I do too. But loving you hurts too much. So please, just let me go."

Lo fissa per qualche istante sperando di leggergli addosso una comprensione che non sopraggiunge. Austin fa un passo verso di lui, Liam tende una mano contro il suo petto, appoggia a malapena le dita contro il suo sterno, ma basta ad imporre le distanze con il ragazzo ed allontanarsi in direzione della sua macchina.

Philadelphia, Apr. 2025
Il corso d'arte è uno dei pochi che Austin segue con una nota d'interesse, se non altro per merito del professor Renton, che continua ostinatamente a correggere il modo in cui il ragazzo tiene il bisturi per la creta in mano, avvicinandoglisi abbastanza da far sentire il profumo della sua colonia. Austin estrae da un tubo di plastica rigida il disegno a matita che è stato loro assegnato come compito. Ritrae un nudo frontale maschile, più o meno dalla spalla a metà della coscia, marchiato da alcune cicatrici appena accennate e caratterizzato dai risultati di un rigido allenamento. Heather Morris gli passa alle spalle sedendoglisi di fianco, tenendo per tutto il tempo gli occhi sul disegno a carboncino. Indossa la divisa da cheerleader anche quando non ne avrebbe alcun uso oltre a quello di sottolineare il suo status quo.

"Ehy Hoover, bel disegno"
"Thanks"
"Chi è, quel fusto che è venuto a prenderti fuori da scuola?"
"Non sono cazzi tuoi"
"Se avessi saputo che è così ben dotato gli avrei lasciato il mio numero quando stavamo chiacchierando"
"Perché non ti concentri prima a finire la squadra di football?"
"Scommetto che se provasse una vera donna non tornerebbe più indietro"

Il movimento brusco di Austin avviene prima che lui stesso se ne renda conto, serra le dita intorno alle ciocche bionde della ragazza trascinandole la testa contro il banco, lo zigomo schiacciato contro il legno duro in un urto che riecheggia nella classe. Ci mettono diversi minuti per separarli, ce ne vogliono anche di più affinché Austin consumi la propria stizza rimangiandosela e sciogliendosela in ogni fibra del corpo.

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