Fire meets gasoline

Philadelphia, Mar. 2025
Austin dorme sempre sonni profondi, innaturalmente immobili rispetto alla sua quotidiana irrequietudine, ma questa volta si sveglia di colpo, scosso da un pensiero che gli è strisciato sotto la pelle durante la notte. Si guarda intorno, mentre gli occhi si abituano all'oscurità e riconosce lentamente le forme dell'appartamento di Noah, tanto quanto la sua assenza nel posto di fianco al suo. Appoggiando la mano contro le lenzuola sente ancora l'alone tiepido del suo corpo, che per lui è un accenno che si perde nelle vampate della propria carne. 

"Per quella domanda del cazzo, comunque, direi che la risposta è che sei impegnato"

Il significato di quelle parole prende una forma solo con molte ore di ritardo ed Austin deve portarsi in cuore un sollievo che non può riversargli addosso subito.



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Noah è tornato a casa alle sette del mattino, sulla pelle l'odore chimico del disinfettante e una stanchezza che gli ha scaricato addosso, tirandoselo contro nel sonno per seppellire il muso nell'incavo del suo collo. Quando il ragazzo si sveglia striscia fuori dal letto con lentezza, solo un paio di boxer addosso, si aggira per lo spazio ampio del loft, largo come il ventre di una nave, con una placida indolenza. Ci mette più di qualche minuto a notare il proprio zaino vicino alla porta, riempito sommariamente con i libri di scuola che gli serviranno quel giorno. Lascia la ciotola di cereali ancora mezza piena, sbrodolando un po' di latte sul petto nudo mentre si china per leggere una scritta affidata ad un post-it giallo. 

"Me li ha portati in clinica tua sorella.
Buona giornata, moccioso."

Strappa il post-it con un gesto secco, appiccicandolo alla porta del frigorifero. Cancella la parola "moccioso" con degli schizzi rabbiosi, ma è una stizza che si spegne subito quando affianca quei segni ad un cuore abbandonato alla carta con fare fin troppo adolescenziale.

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Austin guarda lo schermo del cellulare con una rabbia feroce che non riesce del tutto a iniettare nelle parole che digita con invidiabile velocità. Le parole di Noah gli si attorcigliano intorno alle tempie come un mal di testa che non accenna a scemare, si inerpica in una battaglia che lo rigetta in un labirinto da cui non riesce ad uscire. Ogni svolta è quella sbagliata, ogni strada lo porta ad un vicolo cieco ed anche tornare sui propri passi non lo aiuta a trovare una via d'uscita, tantomeno la direzione del centro. Chiama il numero del medico un attimo prima di finire di comporre un messaggio che lo condannerebbe di sicuro, completa la frase rifirandogliela addosso a voce.

"Cristo Noah, non hai mai bevuto con qualcuno ed avuto la sensazione che fosse interessato? Ti sbattono direttamente il cazzo in mano?"
"..."
"Non ci ho fatto niente cristo santo! Non può girarti il cazzo perché ho mi sono preso ad insulti con un tizio della YGS. LA YGS DIO SANTISSIMO."
"..."
"Cristallino. Buonanotte"

Chiude la conversazione con un gesto stizzito ed un "vaffanculo" che tiene per sé, mentre prende a calci un cestino di metallo in cui rimane impressa la forma incandescente della punta del suo piede.

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