Home (3)

New York, Jul. 2005
Frances si accarezza il ventre ancora piatto con la tremante consapevolezza che non rimarrà così a lungo, si guarda allo specchio alla ricerca di un rigonfiamento che pensa di notare. Ha sedici anni, è una ragazzina, follemente innamorata di un uomo che conosce solo da un mese, ma che, ne è sicura, si prenderà cura di loro due. L'abbandono atroce invece le bolle addosso più della sua pelle calda, continuerà a cercare quel tocco in ogni uomo convincendosi di non essersi mai sbagliata del tutto. Torna a Tulsa sconfitta, troppo delusa per provare a scappare una seconda volta, troppo tardi per assecondare il desiderio di suo padre di abortire. 

Tulsa, Oct. 2012
Frances osserva Austin con il senso di inadeguatezza che può permettersi di esprimere perché è sicura che lui non possa leggerglielo in faccia. Ha smesso di prendere i medicinali che il medico ha cercato un paio di volte di infilarle in mano e che la rendono ottusa, insensibile, apatica, schiacciano ogni percezione in una scala di grigi che ruba alti e bassi da una vita abituata a muoversi sulle montagne russe dei propri desideri. Frances ama i suoi uomini senza riserve, abbastanza da ferirsi ogni volta nella sua corsa incauta e con Austin non fa differenza. Ma la uccide il pensiero che non sia lui a proteggerla, rassicurarla, ripeterle che è bellissima, che tocchi proprio a lei intromettersi tra quella cosa fragile e la spietatezza del mondo in cui è cresciuta. Le carezze di Anton sono più rassicuranti, non le chiedono alcuno sforzo se non quello di abbandonare ogni resistenza. La prima volta che Jody si presenta a casa in seguito alla chiamata preoccupata di uno dei vicini, trova una casa conquistata dal caos e da una negligenza evidente oltre ad un bambino al primo piano, raggomitolato nelle coperte che sembrano pesare più di lui, addormentato in un sonno difficoltoso che è l'unico sollievo da quella realtà monopolizzata da un'attesa che non verrà soddisfatta.

Tulsa, Oct. 2019
Austin bussa alla porta con costanza e la perseveranza di chi non concede un attimo di esitazione. Quando Jody apre la porta esasperata le sue nocche cadono nell'aria. Lei sospira, la rabbia le passa subito nel vedere il profilo esile del biondo, non ha davvero bisogno di sapere perché si trovi lì, eppure cerca inutilmente una blanda resistenza.

"Austin... non puoi venire così a casa mia nel cuore della notte"
"Perché no?"
"Perché mi metti nei casini, cristo"
"I genitori di Jace non vogliono piú che dorma a casa loro"
"Dov'è tua madre?"

Non ha davvero bisogno di fare quella domanda e quando il ragazzo solleva le spalle ogni sua difesa si sbriciola. Sbuffa dal naso, gli fa cenno di entrare con un gesto rapido e spazientito, mentre getta qualche occhiata al vialetto richiudendo la porta dietro di lui.

"Ti preparo il letto. Non far casino, che Matthew dorme."



Tulsa, Feb. 2025
Austin è tornato a Philadelphia promettendo a sua madre che sarebbe andato tutto bene, ripetendole le menzogne che Ross ha ripetuto a lui e di cui ormai si è convinto. Le ha letto addosso una delusione cocente nel timore che il mondo, dopotutto, non stia davvero per finire. Ha mantenuto la sua parte di una promessa in cui continua a sperare, tornando a casa per ricominciare da dove si erano fermati. Ora è seduto sui gradini del portico mangiati dall'umidità, Jace è accasciato in una sdraio di legno e vimini sfondata, sembrerebbe addormentato se non fosse per le dita che tamburellano contro la coscia. L'autobus di Austin è arrivato tre ore prima a Tulsa e per tutto il tragitto lui è stato davvero convinto che quella volta sarebbe stato tutto diverso. 

"She's not coming"
"Hm?"
"Ho detto che non verrà"

Jace lo guarda attraverso una fessura tra le palpebre, sollevando appena il capo, ma non sembra molto stupito da quella rivelazione.

"Non vuoi chiamarla?"
"Non cambia niente"
"Quindi? "

Quella domanda gli si stringe attorno al collo insieme alla conferma che non ci sia più una casa per lui in quella città, mano a mano che traccia una riga su ogni posto in cui non può più stare.

"Torni a stare da quell'assistente sociale?"
"Nah. Torno a Philadelphia. Non sarei proprio dovuto tornare."
"Shit, man..."
"Posso stare da te solo per stanotte?"

L'amico esita qualche secondo prima di annuire poco convinto.

"Yeah. Sure."

Sa già di dover scivolare nella sua stanza attraverso la finestra sul retro della casa a due piani, è una fatica che non ha pù il sapore ribelle di qualche anno prima ma solo quello di un'amara sconfitta.

Popular posts from this blog

We will be heroes

The other woman

Holding a dove, never loosing the grip