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Tulsa, Feb. 2025
Austin dorme nella sua stanza, in quello che fino ai suoi sedici anni è sempre stato il suo letto arrocato tra reperti di quella che sembra un'età lontana. I suoi tre skateboard spezzati sono appesi alla parete come un cimelio di guerra, le pareti sono ingoiate dai poster di qualche band rock e locandine di film dell'orrore che coprono quasi ogni superficie come un'edera. Alcuni vestiti sono ancora nell'armadio ma per il resto Frances si è appropriata di buona parte della superficie camminabile, utilizzandola negli ultimi tre anni come sgabuzzino per tutto ciò che non voleva buttare. Austin si sveglia con un sussulto nel mezzo della notte, non gli succede mai ed anche il sudore che gli imperla la fronte è una nota preoccupante in quel sonno disturbato. Si stropiccia gli occhi raddrizzandosi a sedere e guardandosi intorno per qualche secondo per ricordarsi dove si trovi. Socchiude le palpebre per affilare la vista contro lo specchio storto appeso ai piedi del suo letto. Striscia a gattoni sulle coperte che gli scivolano di dosso, avvicinandosi alla superficie piana per vedere solo la sua immagine riflessa, il profilo esile e seminudo a dispetto del freddo invernale. Scuote la testa scacciando l'idea che possa aver scorto lo stralcio di qualcosa di diverso. 

"Ciao Austin"
"Holy sh...!"

Si getta all'indietro sulle coperte, ma il suo riflesso non si muove, rimane a guardarlo dall'altra parte della supericie di vetro che ora sembra farsi liquida. Indossa la stessa canottiera bianca e gli stessi boxer puntellati di palme, ma qualcosa nello sguardo è incredibilmente diverso: gli occhi sono circondati da profonde occhiaie ed anche cercando di trascurarle, l'aspetto sermbra incredibilmente stanco. Si raddrizza, sedendosi sul bordo del letto mentre da questa parte Asutin si schiaccia contro il muro cercando di elaborarne la presenza. L'altro gli sorride, quasi sollevato nel vederlo. Sembra che faccia fatica a parlare, che la voce gli si secchi sulle labbra screpolate.

"Ti trovo bene"

"Che sta succedendo? Sto sognando?"
"Questo lo renderebbe meno reale?"
"..."
"Non ho molto tempo. La sovrapposizione mi ha permesso di farti visita. Vorrei dire che sia solo per avvisarti che devi tornare a Philadelphia, ma in realtá ero cosí curioso di vedere come stessi."

C'è una strana calma in quel ragazzo dall'altra parte dello specchio, una consapevolezza che non ha niente a che fare con l'irrequietudine di Austin. Le braccia gli ciondolano tra le cosce aperte, solo in quel momento il biondo si rende conto dei fori che gli punteggiano la carne come una costellazione e che rendono opachi i suoi occhi.


"Sei... sei dell'altro mondo?"

"Sì. E c'è bisogno di tutto l'aiuto possibile. Non puoi rimanere qui. Non ora."
"Che cosa cambia? Nessun posto è più sicuro di un altro."
"No. Ma lo scontro non avrá luogo a Tulsa."
"Scontro?"
"Lo vedrai tu stesso."

Un'inspiegabile calma sembra farsi lentamente strada nella mente del biondo, non dettata dalla comprensione, che ancora latita, ma da un piú profondo senso di intimità.


"Com'è la tua vita... la nostra vita, dall'altra parte?"

"Non posso dirtelo"

Gli risponde con tono fermo, ma senza alcuna durezza, sorridendogli con quella che sembra quasi un'ombra nostalgica. L'immagine vibra e quella che sembra una fitta di dolore si impossessa per un attimo di lui. Si scioglie presto, ma gli lascia un'espressione stanca addosso. 


"Cos'era?"

"Sto tornando lucido. Non è proprio uno scherzo sostenere questa conversazione e non riuscirei comunque a farlo in uno stato cosciente."

Austin abbassa lo sguardo sulle sue braccia, i cui segni bluastri assumono un'altra connotazione. Tuttavia l'altro sembra prendersi tutto il tempo che gli è concesso per prolongare quel colloquio. 


"Pensavo che almeno lì fossi felice. Con Ross."

"Ross? Ross Kelly?"

Una grave risata gli sconquassa il petto facendogli reclinare il capo. I suoi occhi si posano su quelli del biondo e la strana sensazione che qualcuno stia camminando sulla superficie della sua mente si impossessa di lui.


"Ah capisco. Io e Kelly non siamo esattamente... dalla stessa parte della barricata."

"..."
"Se solo vedessi quello che vedo io... Sei distratto da una miriade di dettagli. Hai così tanto potenziale e lo sprechi in una corsa che ti spezza soltanto il fiato. Questo non è il tuo posto. Lo sai, ma avevi bisogno di qualcuno che te lo dicesse."
"E quel qualcuno sei tu?"
"Tanto non ascolteresti se te lo dicesse qualcun altro, no?"

Un sorriso furbo gli si tinge in faccia, insieme ad una seconda fitta, più intensa, che piega la sua espressione prima di scivolargli via di dosso.


"Un'ultima cosa. Mick e Murphy."

"Che cosa c'entrano?"
"Sono vivi nella tua dimensione."
"Sí. Come fai a sapere che li conosco?"

Non risponde, ma gli occhi vacui si tingono di un nitido colore rosso, diventano lucidi come la superficie liquida dello specchio attraverso cui parlano. Per qualche secondo il ragazzo sembra finalmente più simile alla sua controparte.

"Just... just hug them for me. I really miss them."


Un fischio acuto si insinua nella testa di Austin, non sembra percepirlo con le orecchie, diventa piú intenso mano a mano che la superficie riflettente si fa piú increspata, per poi irrigidirsi di colpo e spezzarsi. Austin si sveglia con un sussulto nel mezzo della notte, non gli succede mai e la mancanza di gocce di sudore sulla sua fronte, a dispetto della confusione che gli stordisce la testa, è l'unica prova del fatto che non stia piú sognando.

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